Sessantottino

Volevo cambiare il mondo

Quei giorni passavano veloci i “vecchi” ci guardavano con disprezzo ma non ci importava, a noi piaceva ballare, suonare, confrontarci e vestirci come ci pareva, una ventata di novità era arrivata portando la rivoluzione su tutti i fronti. Conobbi dei ragazzi che provenivano dall’università di Trento con idee rivoluzionare soprattutto sul fronte politico, partecipai assiduamente ai primi giorni del movimento, che dopo un po’ decise di adottare come logo una stella a 5 punte. Il movimento aveva preso una direzione che non mi piaceva e così abbandonai il gruppo, mi ritrovai così a girovagare per le vie di Milano fin quando non sentii della musica provenire da un locale, entrai e fu come un fantastico trip per quasi cento giorni frequentai quel locale il “Macondo” e quando venne chiuso me ne rammaricai parecchio, potevi incontrare personaggi di ogni tipo e ceto sociale, si poteva parlare di musica, arte politica ed uscire galvanizzato da quel modo di vedere il mondo.

Adesso che vivo sereno nel mio bell’appartamento in centro con la mia allegra “brigata” sono felice, ma quando ripenso a quei giorni vengo assalito da un senso di fallimento, ebbene sì volevamo cambiare il mondo, ma il mondo ha finito per cambiare noi.

 

da il tema settimanale di la nostra commedia

7 risposte a "Sessantottino"

  1. Come sempre.
    Studiando un po’ di Storia a scuola ho capito che le rivoluzioni falliscono sempre, perché sono violente e quindi viziate alla radice. Lo schema tipico è questo: il popolo insorge perché si sente vittima di secoli di soprusi – ed è naturalmente vero – ma a quel punto si distinguono alcune fazioni, una più estremista dell’altra, che si distruggeranno vicendevolmente in un interminabile bagno di sangue; spesso la rapidità con cui un personaggio soccombe è inversamente proporzionale alla sua colpevolezza. Alla fine verrà instaurata una forma di governo peggiore di quella eliminata.
    Il ragionamento vale per le rivoluzioni vere e proprie, ma con le debite proporzioni è applicabile anche alla contestazione del ’68.

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